Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter! 
Ti terremo aggiornato sulle nostre novità, promozioni e sui nostri eventi.

Edizioni il Frangente

 
Seguici Seguici Facebook | Assistenza Clienti+39 045 8012631 $scrivici
logo Il Frangente

Hai già inoltrato la richiesta per essere avvisato sulla disponibilità di questo prodotto.

Sarai avvisato appena il prodotto è disponibile.

Grazie!

Edizioni il Frangente

Abbiamo inserito la tua richiesta.

Quando il prodotto sarà disponibile, sarai avvisato per email.

Grazie!

Edizioni il Frangente

 

Per essere avvisati sulla disponibilità del prodotto è richiesta la registrazione.

Se sei già registrato effettua il login, altrimenti REGISTRATI.

Filo da torcere

Roberto Guzzardi e Alberto Razeto

CODICE
EDV 102
EDITORE
Associazione Culturale "Storie di Barche"
ISBN
EAN 9501488327579
EDIZIONE
2001
LINGUA
Italiano
PAGINE
140 ill. b/n
FORMATO
150 x 210 mm
RILEGATURA
Brossura
€ 26,00
EDIZIONE 2001

La costruzione delle corde e il lavoro dei cordai

Viene qui affrontato un aspetto particolare della storia dell'uomo: l'importanza della corda. Dopo un breve excursus storico sul suo utilizzo nei tempi passati, risulta particolarmente interessante l'intervista a Italo Cella, cordaiolo a Chiavari negli anni '60, che racconta come la corda fosse diffusa e richiestissima dal mercato per numeri usi: veniva utilizzata quotidianamente da agricoltori, pescatori, tappezzieri, mulattieri e per trasporti di ogni genere. La lavorazione partiva prevalentemente da matasse di canapa lunghe circa tre metri che, una volta pulite e pettinate, venivano filate con un pettine. Gli altri materiali utilizzati erano cocco, manilla, sisal e lino.
Gli altri capitoli sono dedicati alla storia di alcune corderie liguri fra cui la corderia Minetti di Rossiglione, ancora in attività. Quest'opera ricca di nozioni tecniche sulla lavorazione delle corde, risulta di notevole interesse e particolarmente lodevole per l'immenso e preciso lavoro di ricerca svolto dagli autori.

Non manca il simpatico glossario ed un riferimento specifico alla storia sanbenedettese dei manufatti. Una sorpresa è quella di San Postumio, protettore dei cordai, cordaio egli sesso. Da noi, pressoché sconosciuto, questo santo ha l’alternativa in San Biagio, per via degli influssi transadriatici (vescovo martire, protettore di Ragusa) dedotta dal martirio subito attraverso uno strumento dentato che richiama il pettine del canapino.